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Colonnine con decorazione a tralci di vite

Colonnine con decorazione atralci di vite, sec. XV, Musei Civici di Pavia, Sezione Rinascimento

Colonnine con decorazione atralci di vite, sec. XV, Musei Civici di Pavia, Sezione Rinascimento

AUTORE

Le due colonnine in pietra, risalenti al XV secolo, presentano una decorazione a tralci di vite a spirale con grappoli d’uva, riconducibili a Giovanni Antonio Amadeo, architetto e scultore tra i più importanti impegnati nel cantiere della Certosa di Pavia.

IL PAESAGGIO NELL’OPERA

La decorazione delle colonnine non riproduce un paesaggio vero e proprio ma l’immagine della vite che si avviluppa attorno al loro  fusto  rispecchia un paesaggio agrario che sicuramente faceva parte dell’esperienza quotidiana degli uomini del ‘400.

Interessante è notare che l’uva è un simbolo cristiano usato fin dall’antichità: la vite rappresenta infatti Cristo, secondo la metafora usata da Gesù stesso nel passo del Vangelo di Giovanni (15, 1-17) “Io sono la vera vite…”. L’uva è anche simbolo del vino eucaristico e quindi del sangue di Cristo, soprattutto se accompagnata da spighe di grano (o dal pane), simbolo del corpo di Cristo. Per questo motivo gli artisti utilizzarono spesso quest’immagine nell’arte sacra con il vantaggio che i tralci  si prestano ad effetti artistici facili e gradevoli.

DALL’OPERA AL TERRITORIO

La coltivazione della vite fin dall’antichità è stata molto diffusa per l’importanza del vino nel regime alimentare.

In epoca romana, soprattutto nell’Italia centro-settentrionale era frequente la coltivazione della vite maritata in particolare ad arboretum, ossia la pianta della vite cresceva alta attorno ad un singolo albero, al contrario di quanto avverà nell’Alto Medioevo quando la vita era coltivata bassa, a filari ravvicinati.

In età comunale il paesaggio lombardo era caratterizzato da viti maritate “a piantata”: la vite era sostenuta o da alberelli o da pali (coltura a alberello o pali secchi) collegati da funi su cui venivano fatti crescre i tralci permettendo la massima esposizione al sole.

Nel ‘700,  circa il 20% della superficie agraria della bassa pianura era occupata da vite. Nell’800  si diffuse la coltura del riso, più redditizia. Il livellamento dei suoli e la razionalizzazione delle acque aveva infatti favorito la trasformazione di vigneti in risaie, dando vita ad un paesaggio che caratterizza  ancora oggi il territorio pavese e lomellino.

Risaia

Risaia

La produzione vinicola si spostò dalla pianura alla zona collinare dell’Oltrepò dove la favorevole esposizione al sole ha sviluppato una fiorente produzione vitivinicola.favorisce la coltura della vite.

vigneto dellOltrepò

Vigneto dell'Oltrepò

16.000 ettari di vigneti caratterizzano questo territorio: i fianchi delle colline sono fittamente solcati da regolari filari di viti, alti 80 – 100 cm, disposti secondo le curve di livello e secondo la massima pendenza.

Dalle uve dell’Oltrepò si ricavano prevalentemente i vini Bonarda, Barbera, Riesling Italico e Renano, Pinot nero e Moscato.

APPROFONDIMENTO: il vino

LINEE DI RICERCA

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